lunedì 20 ottobre 2008

Almeno l'inizio

Ottobre 1988


Nell'ottobre del 1988 assemblavo binari per tende da interni. I sormonti, le piastrine, i giochi doppi, le plissettate e le verticali. Mantovane,colibrì e silentgliss, robe di questo tipo. Nella noia mortale di quelle giornate ascoltare la radio era una distrazione salutare. La radio era 105 e non ricordo in quale giorno di preciso, ma la voce di Luzzatto Fegiz era inconfondibile nel suo appuntamento settimanale. Recensiva dischi , il critico del più famoso quotidiano italiano, e per un giovanotto come me , il suo parere era spesso il mio, voglio dire, lo diveniva immediatamente.



Nell'ottobre del 1988 Luzzatto Fegiz recensì quello che allora era l'ultimo disco di Lucio Battisti, fresco fresco di schiusura. Io Battisti lo detestavo.


Lo detestavo perché non faceva in tempo a uscire con un nuovo disco che subito balzava al primo posto, spodestando spesso la mia canzone o il mio album preferito. Questo era tutto quello che sapevo di lui, a parte i titoli di alcune canzoni con annesso ritornello, inevitabilmente registrato dalla mia memoria, volente o nolente che fosse.


Ahhhh che goduria nel sentire Luzzatto Fegiz stroncare senza mezzi termini un disco da lui definito assurdo, dai testi talmente incomprensibili da sembrare demenziali, dalle musiche dissonanti , strane. Battisti si scavava musicalmente la fossa.


Aahhhhhh. Ci voleva. Toh, così impari.


Quella sera stessa andai in discoteca con un amico. Non appena salii in macchina mi disse: "Devo farti sentire un disco incredibile, un capolavoro"


Lascio immaginare il mio stupore quando vidi la copertina. C'era scritto :Lucio Battisti, L'apparenza.


Ovviamente replicai da ragazzino un po' esaltato qual ero: "Ma piantala , fa schifo, lo sanno tutti. Non fare il figo, è una schifezza!"


Riuscì a convincermi ad ascoltarlo. Faceva veramente pietà , al primo ascolto.


Anche il secondo ascolto non lasciò quasi nulla.


Fortunatamente ho sempre avuto la predisposizione a fidarmi dell'entusiasmo altrui, per cui se qualcuno si appassiona a qualcosa un motivo ci deve pur essere.


Continuavo però a trovare il disco veramente assurdo: le musiche prendevano sempre una piega inaspettata, le parole non aiutavano per nulla a memorizzare le linee melodiche.


Finito il terzo ascolto la mia idea era praticamente la stessa : quel disco era inascoltabile. Mentre salutavo il mio amico l'autoreverse dell'autoradio fece giustizia: la canzone A portata di mano era cominciata da poco e mi accorsi che il mio cervello qualcosa aveva memorizzato perché spontaneamente mi venne da cantare una parola : c'è un piacereeee.


"Però...Senti, lasciami la cassetta, dai te la do domani. Me la registro e domani sera te la rendo."


Dovetti insistere un po' ma alla fine il mio amico cedette. In fondo se l'era cercata.


Sono passati vent'anni.


L'apparenza , insieme con Don Giovanni e gli altre tre dischi di quella che io reputo la più geniale produzione di musica leggera , ma dico leggera per non far inorridire qualche ipotetico parruccone pronto a tirare in ballo nomi altisonanti, sono ancora sui miei lettori, sempre pronti per essere ascoltati.


Quelle canzoni non mi stancano mai e sono le uniche sempre presenti, le uniche che vivano del presente e non solo per qualche nostalgico ricordo: in questi vent'anni hanno avuto come compagni di viaggio Miles Davis, Frank Zappa,Pink Floyd, John e Alice Coltrane, Genesis,King Crimson, Yes,Pat Metheny, Franco Battiato,e tanti altri i cui nomi risultano per lo più sconosciuti al battistiano comune, quello fermo a Una giornata uggiosa. Gli unici dischi che non ho mai tolto dal lettore sono sempre queste cinque incredibili opere, nelle quali Battisti e Panella hanno prodotto qualcosa che ancora oggi , a mio parere, non è ancora stato compreso per niente.

A questi due magistrali compositori è dedicato questo blog.


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