lunedì 20 ottobre 2008

Il gioco delle interpretazioni.

Cosa si può dire di Battisti-Panella?
Tutto e il contrario di tutto. Il divertimento sta proprio qui, mancando le spiegazioni degli autori.
Questi due fuoriclasse ci hanno lasciato 40 gioiellini sui quali si può tranquillamente tentare qualsiasi interpretazione.
Per quanto mi riguarda parto sempre dalle pochissime interviste rilasciate da Lucio Battisti nel corso della sua carriera e dai criptici monologhi , spacciati per interviste, di Pasquale Panella.
Le parole , spesso chiacchiere, quando non vere e proprie stupidaggini, pronunciate da altre persone, compreso Mogol, le prendo invece sempre con le dovute precauzioni.

Penso che qualsiasi interpretazione dell'opera Battisti-Panella debba necessariamente partire da un assunto fondamentale: nel loro campo sono due fenomeni, quindi è praticamente assurdo fondarsi sulle proprie povere conoscenze musicali e linguistiche per poter azzardare un'interpretazione.
Che Battisti sia un genio musicale è testimoniato dalla quantità impressionante di melodie scritte nel corso della sua carriera. Melodie che resistono alla prova del tempo. Le sue canzoni restano,mantengono intatta la loro freschezza, mentre tutte le altre diventano lentamente reperti da museo.
In realtà c'è molto di più e un attento esame ...superficiale degli spartiti di Don Giovanni e L'apparenza dimostra che Lucio con la musica faceva praticamente quello che voleva : prendete per esempio A portata di mano e contate le modulazioni che si susseguono in cinque minuti. Controllate la ritmica di alcuni brani d'atmosfera come Don Giovanni. Se Panella dice sono Don Giovanni, Lucio Battisti risponde con un'atmosfera da settecento veneziano, associandola in modo assolutamente originale e inaspettato a una ritmica rumba, ossia una ritmica sensuale.

Di Pasquale Panella cosa si può dire?
Certamente io non sono un critico letterario, nè un esperto di linguistica però sono un mastino, quando inseguo la preda mi interesso, mi infarino delle sue passioni. Da quello che ho capito Panella lo devi braccare coi dizionari alla mano: dizionario della lingua latina, dizionario etimologico, dizionario della lingua italiana, dizionario analogico, ecc ecc-
Ci sono delle indicazioni precise anche nelle canzoni, e non solo nelle interviste:
"Trasvola sopra l'ultima papilla la farfalla e la lingua la spilla...(spillare nel senso di carpire a poco a poco)
e meglio puoi vedermi allontanando"In latino farfalla si rende con papilio.

Con Panella del resto è obbligatorio essere spericolati, altrimenti è meglio darsi all'interpretazione di Mogol.
Le indicazioni che si leggeranno qui saranno sempre abbastanza spericolate, le interpretazioni sempre incomplete, a volte , anzi il più delle volte indicherò dei riferimenti e basta.


Ma Panella va interpretato?
E in quale modo?
Anche qui ritengo che qualsiasi considerazione debba necessariamente partire da quello che effettivamente Panella ha dichiarato nelle non troppe interviste rilasciate: scarto dunque tutte le considerazioni su di lui fatte da altri, e mi attengo solo ai fatti.
Battisti Panella hanno scritto un album intitolato Hegel i cui testi sembrano rimandare all'Estetica .
Che senso ha dire questo e quello sull'album se non si conosce il pensiero di Hegel sull'arte?
Non basta il manuale di storia della filosofia, bisogna leggere proprio il libro.
Panella si è formato sull'Estetica di Hegel? Certo , la via più semplice sarebbe quella di chiederglielo direttamente, ma siccome è anche la via più impraticabile è meglio rimanere all'interno del gioco delle interpretazioni libere.
Non conosco i testi di Notre Dame de Paris
Sarebbe del resto stupefacente scoprire che queste canzoni fanno parte di un'idea generale, ma se Hegel significa l'adesione alle sue idee, allora questa idea c'è, almeno nelle intenzioni dei due.
Che senso ha il gioco delle sillabe dentali all'inizio di A portata di mano? C'è un senso psicofonetico?E come si inscrive nel senso generale del brano, sempre che questo senso ci sia ?
Queste semplici considerazioni le scrivo per chiarire immediatamente una cosa: per me le canzoni di Battisti Panella vivono di vita propria , al di là di qualsiasi senso musicale o poetico o filosofico o che dir si voglia.
Sono la mia Divina Commedia in musica: godibile anche se non si conosce il significato allegorico, o anagogico. Basta il racconto. ( il riferimento a Dante rimanda all'incipit di La bellezza riunita )Vivono per le sequenze di immagini e situazioni che suscitano, vivono perché le donne che Panella introduce sono le donne per quello che sono , pura superficie, apparizioni senza contenuto, o meglio contenuto che appare per intero, vivono anche quando sono astratte come in Hegel,vivono perché ascoltandole e cantandole si entra per quaranta minuti in un mondo parallelo, un mondo fatto di essenzialità,nel quale tuttavia si può cantare e sta qui la differenza fondamentale con tutta l'altra musica d'arte, quella colta. Nella tradizione musicale italiana lo strumento principe non è il pianoforte e nemmeno il violino.
E' la voce.

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